di Alessandro DISTANTE

SPECIALE DEPRESSA 1^ parte

DEPRESSA … SED INVICTA!

“Depressa, sed invicta”; era questa la risposta che davamo a chi, conosciuto il nome del nostro paese, se ne usciva con la solita battuta. E noi, per tutta risposta, dicevamo orgogliosamente che eravamo stati sì distrutti ma non ci eravamo mai arresi. Distrutta ma non vinta!

E questa sensazione di assedio è rimasta nei secoli e dura anche ai giorni nostri.

La sensazione che qualcuno, inconsapevolmente, si sia dimenticato di questo paese e che persegua, come inconfessato obiettivo, lo svuotamento di questo piccolo centro, privandolo di ogni servizio e di ogni dignità.

Si narra che furono i Saraceni, in una delle loro scorrerie sul finire del Quattrocento, a distruggere quella che, una volta, si chiamava Salete e si narra anche che i suoi abitanti la rifondarono “più bella e più forte che pria”, chiamandola appunto Depressa, distrutta ma, aggiunsero, subito dopo, non vinta.

Chissà perché è poi rimasto soltanto il primo aggettivo e non anche il secondo termine.

Gli studiosi locali di questi ultimi anni stanno sapientemente ricostruendo la vera genesi di Depressa e quindi, quanto sopra detto, è quasi una leggenda come quella nobilitante sulle origini di Roma, una leggenda della quale i depressani (e non i depressi) sono orgogliosi.

E quando ad un suo celebre figlio venne chiesto se il film Disperata fosse su Depressa, Edoardo rispose: “Ma no certamente! Depressa non c’entra niente. Depressa e non disperata e poi Depressa ma mai vinta”.

I SERVIZI E LE STRUTTURE NELLA FRAZIONE

La denatalità e le politiche di austerity hanno inciso fortemente sui servizi pubblici presenti a Depressa.

Dapprima la chiusura della scuola media, nonostante l’esistenza di un bell’edificio; poi la progressiva chiusura della Scuola elementare, nonostante la presenza di ben due plessi; infine la chiusura anche della Scuola Materna Risa Bramato che, negli anni Sessanta, era stata indicata come un esempio nazionale di scuola parificata.

Da qualche tempo a chiudere è stato anche l’Ufficio Postale, se si eccettua una sola mattinata a settimana ed anche l’Ufficio anagrafe non funziona più.

Certo, oggi, con l’informatizzazione e la digitalizzazione e con l’incremento dei mezzi di trasporto, quelle chiusure possono anche non essere rilevanti, ma la sensazione è che il futuro venga ad essere compromesso, come se una lenta agonia si stesse consumando.

Grande dispiacere ha fatto, di recente, vedere la fine del campo sportivo, un impianto, destinato al calcio, trasformato in campi di padel. Al di là dei ricordi nostalgici, deve tuttavia essere detto che il campo era chiuso da anni e completamente abbandonato e non vi è stata nessuna associazione sportiva del luogo ad essersi fatta avanti per ripetere le gesta di alcuni eroici suoi compaesani, guarda caso, accomunati dall’essere Difensori nella loro professione e del loro paese.

Rimane l’Oratorio che, pur non godendo di ottima salute, è comunque un luogo dove ci si può incontrare e praticare sport.

Anche alcune strutture e servizi cercano di ridefinirsi: il Comune ha avviato i lavori per il recupero della Lamia di zona Tarrichiesa. Una bella testimonianza di architettura contadina posta all’ingresso del paese e che ne può diventare il fiore all’occhiello. Poi alcuni piccoli parchi gioco e la conversione della Scuola media a centro per le malattie neurologiche.

Insomma, ed ancora una volta, Depressa ma invicta

CHI E’ VENUTO E CHI RITORNA A DEPRESSA

Se molti figli di Depressa, per scelta o per necessità, sono andati altrove ed alcuni hanno trovato fortuna affermandosi nei più diversi campi, altri, da fuori, scelgono Depressa, magari per il loro buen retiro.

Senza dubbio il fascino di una vita tranquilla e soprattutto un posto dove si respira il senso della comunità: il saluto rispettoso e la discrezione, una capacità di accogliere senza chiedere.

Se nei decenni passati Depressa venne onorata della presenza di alcune teste coronate (da Paola di Liegi al marito Baldovino, regnanti del Belgio a Margareth, principessa d’Inghilterra), non mancano importanti personalità che hanno scelto Depressa per trascorrere parte dell’anno.

E -fenomeno ancor più interessante- aumentano gli acquisti di case del centro storico e masserie. Interventi di recupero e di ristrutturazione che hanno impreziosito il paese e che indicano una strada di possibile sviluppo futuro. Se a questo si aggiunge la riapertura, non solo per vendere vino, di una cantina famosa come quella Duca di Salve e la ristrutturazione di alcune case e palazzi per l’ospitalità si ha ragione di sperare nel futuro.

L’avvento dello smart working, causa Covid, ha consentito ad alcuni figli del Paese di organizzare diversamente la loro vita ed hanno fatto ritorno, con grande gioia, al loro “piccolo borgo natìo”.

Ragione in più per dire a gran voce (e con speranza): Depressa ma non vinta!

UN ANTICO SOGNO: DIVENTARE COMUNE

Non si possono comprendere le questioni politiche di Depressa se non si ricordano le battaglie per la sua autonomia.

Erano i primi anni Settanta del secolo scorso quando il consigliere regionale Bortone della Fiamma Tricolore presentò una proposta per erigere Depressa a Comune autonomo.

La voglia di diventare autonomi è stata sempre coltivata ed alimentata da uno spirito di difesa, ispirato, soprattutto, da un Parroco quale era mons. LuIgi Erriquez eterno ed autorevole vicario generale dell’Arcidiocesi di Otranto, che voleva –pur senza averlo mai detto-  una Depressa politicamente autonoma; in quel modo sarebbe stato scongiurato il passaggio alla diocesi di Ugento, inevitabile conseguenza –come poi è stato- dell’essere Depressa frazione di Tricase.

Sfumata l’idea di diventare comune autonomo, Depressa ha sempre rivendicato ed ottenuto una presenza nelle varie Giunte. L’assessore della Frazione era segnale di attenzione al paese e strumento di difesa.

Per un breve periodo, Depressa ha anche avuto un suo compaesano Sindaco di Tricase, il cav. Cosimo Piccinni, stroncato da un infarto nel pieno delle sue funzioni.

Di recente il sindaco Carlo Chiuri, depressano di adozione, ha retto le sorti del Comune e la frazione si è così sentita ben rappresentata.

Ora nessun assessore in Giunta ed anche questo da alcuni è stato visto come un segnale di crisi della Frazione ma anche di disattenzione politica del Centro.

Segue sul prossimo numero

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